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domenica 21 febbraio 2010

TRIESTE - Il futuro parte da Trieste.


E’ infatti triestino l’inventore del principio che avrebbe ispirato tecniche del tipo di quelle usate nel film campione d’incassi “Avatar” - ma anche nel thriller cyberpunk “Il mondo dei replicanti”.

Si tratta di Vinicio De Bortoli, classe 1938.

A lui va ascritto il brevetto del “sistema elettronico per sostituire nei giochi elettronici i comandi manuali con degli equivalenti provenienti direttamente dal cervello”: in parole povere, di quella che sarebbe la prima interfaccia non invasiva per la decodifica delle onde cerebrali.

“Dalle sue invenzioni – ricorda il figlio Roberto - sarebbero derivate anche numerose applicazioni per videogiochi e consolle di ultima generazione, e molte altre interfacce che utilizzano le onde cerebrali”.

Ispirato alle scoperte della “mente” triestina sarebbe infatti il controller utilizzato per dei videogames che consentirebbe l’interazione diretta tra i giochi e il cervello grazie a dei bio-sensori.

Lo stesso principio verrebbe poi utilizzato anche per lo sviluppo di diverse BCI: interfacce umano-macchina evolute, interfacce neurali per controllare i videogiochi o sistemi che per mezzo di un caschetto wi-fi permettono di controllare il computer a distanza al posto del mouse o telefonini di nuova generazione, oltre che per suonare il piano e per applicazioni mediche rivolte a disabili motori.

“Ricercatore dai metodi rivoluzionari spesso osteggiati dalla scienza ufficiale - ricorda il figlio Roberto - che ha scoperto dei principi interessanti nel campo dell’elettronica e della fisica”, i suoi studi spaziano dalla fisica quantistica all’elettronica, alla psicologia. Quello delle invenzioni del resto è un “vizio” di famiglia: suo padre era tornitore specializzato, detentore di diversi brevetti, tra i quali quello di una macchina che automatizzava la produzione dei gelati.

Nella pellicola di James Cameron, in particolare, le idee dello scienziato giuliano avrebbere ispirato tecnologie del tipo di quella utilizzata per consentire all’interprete principale di vivere una realtà parallela, attraverso l’esperienza di controllo di un corpo alieno. Fin qui la fantascienza. Ma quali potrebbero essere i futuri scenari reali legati all’utilizzo dei dispositivi del tipo di quelli brevettati da De Bortoli nel 1984 insieme al professor Ugo Licinio? La ricerca sta testando le interfacce uomo macchina per il controllo di robot sviluppando tecniche già ampiamente utilizzate a livello medico o perfino nei viaggi spaziali.

Uno studio condotto dalla società di ricerche di mercato NextGen Research, rivela che nei prossimi cinque anni la telepresenza rappresenterà un elemento determinante del mercato robotico statunitense (per sicurezza, intrattenimenti o didattica).
Secondo gli esperti è probabile che sarà proprio l’industria dell’intrattenimento a sviluppare l’integrazione tra uomo e tecnologia allo scopo di giocare utilizzando il pensiero abbattendo il confine tra reale e virtuale.

scritto da:
Gianfranco Terzoli

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